lunedì 7 dicembre 2015

Le figure della superstizione partenopea

Molti personaggi della nostra tradizione folkloristica sono protagonisti di numerose leggende legate al malocchio e alla superstizione popolare.

Pulcinella:

Il rito della maschera di Pulcinella appartiene a quelle serie di credenze popolari che si svilupparono a Napoli dai secoli Seicento e Settecento, periodo in cui la città fu sconvolta da numerosi eventi.
Nel 1620 Silvio Fiorillo inventò la maschera di Pulcinella. Il suo reale significato lo troviamo nel libro di Domenico Scarfoglio sulle maschere. Il libro ci suggerisce che Pulcinella rappresenta in tutto Napoli. Il suo nome deriva da “pulcino”, infatti, la maschera nasce dal guscio di un uovo che fu impastato da due fattucchiere, Dragoncina e Colombina, le quali posero come ingredienti una buona dose di rabbia, ira, bestemmie e il grasso di una capra sacrificata a Maometto. L’uovo fu poi posto da Plutone sul Vesuvio che gli antichi credevano, essere figura dell’Inferno. Tutto ciò che concerne la figura di Pulcinella, ci rimanda ai riti satanici: la sua fisionomia, il suo vestito, il naso lungo gibboso e affinato, il cappello biforcuto, la maschera nera e il neo sulla fronte simile a un corno.
Con il tempo Pulcinella, attraverso l’interpretazione di Ottavio Feuillet il quale gli ha lasciato i suoi poteri diabolici facendolo nascere addirittura dall'unione tra Dio e il diavolo, è stato conosciuto come difensore dei deboli e nemico dei potenti malvagi.

N’censiere:

Per i vicoli di Napoli si aggira una caratteristica figura popolare, vestita con tanto di marsina e feluca da ufficiale della marina, la quale, agitando una piccola scatola di latta a mo’ di incensiere, effonde tutt’intorno dell’incenso che brucia allo scopo di allontanare le forze malefiche. Il rito, naturalmente, è accompagnato dallo scongiuro: uocchie e maluocchie e furticielle a ll’uocchie: schiatta la mmidia e crepano ’e maluocchie. 
Quando passa ll’auciello ’e malaurio, mentre si allontana, bisogna gettare una manciata di sale, perché con lui vada via la sfortuna che trasmette con la sua presenza.
Ed a proposito di auciello ’e malaurio, così è apostrofata la persona con fama di iettatore, colui che preannuncia sempre disastri. La frase, probabilmente, deriva dall’antica tradizione romana di trarre gli auguri, cioè gli auspici, dall’osservazione del volo degli uccelli, annunciatori per eccellenza del volere divino. Ma potrebbe anche alludere alla superstizione popolare che ritiene di cattivo augurio il verso di certi uccelli come la civetta e il gufo: sciò sciò, ciucciuvé!


O’ Munaciello

È lo spirito più temuto e nominato dei napoletani. Questi è di indole maligna, dispettosa e bizzarra. Al comportamento dispettoso spesso si accompagnano benevoli "lasciti" in moneta contante. In questo caso non bisogna rivelare a nessuno l'episodio, pena l'accanimento del Munaciello nei nostri confronti. Non e' raro un comportamento da maniaco alla presenza delle giovani e belle donne.
Ci sono due ipotesi legate all’origine della sua leggenda: la prima vuole che o’ munaciello sia il figlio illegittimo della relazione adultera tra la ricca Caterinella Frezza e un garzone. Il nomignolo deriva dal fatto che le suore che si occupavano del bambino solevano vestirlo con vesti da frate; la seconda ipotesi  vuole che il Munaciello sia il gestore degli antichi pozzi d'acqua che, in molti casi, aveva facile accesso nelle case passando attraverso i cunicoli che servivano a calare il secchio. I doni che lasciava erano probabilmente omaggi alle donne della casa che intrattenevano con lui relazioni adultere..


'A Bella 'Mbriana

Rappresenta lo spirito benigno. E' una sorta di anti-munaciello. Avere questa presenza nelle case significa benessere e salute. E' rappresentata come una bella donna molto ben vestita paragonabile alla fata delle favole dei bambini. E' anche detta Meriana oppure 'Mmeriana. La Bella ‘Mbriana assume la forma di un piccolo geco se per caso è vista in casa.

La Janara:

La leggenda della Janara, o delle janare, ha origine a Benevento, città tradizionalmente legata al culto delle streghe (ricordiamo che la città fino alle guerre sannitiche si chiamava Maleventum). La  tradizione vuole che il termine janara significhi “seguace di Diana” poiché la dea Diana, venerata dai Romani, corrispondeva alla Artemide dei Greci, identificata con Ecate. In epoca romana si era diffuso per un breve periodo a Benevento il culto di Iside, dea egizia della luna. Questo culto aveva già insiti alcuni elementi inquietanti, a cominciare dal fatto che Iside era identificata con Ecate, dea degli inferi.
Le janare  nella tradizione,  erano fattucchiere in grado di compiere malefici e incantesimi, di preparare filtri magici e pozioni in grado di procurare aborti. Tuttavia non si conosceva la loro identità: esse di giorno potevano condurre un’esistenza tranquilla senza dare motivo di sospetti. Di notte, però, dopo essersi cosparse le ascelle (secondo altri il petto) di un unguento magico, esse avevano la capacità di spiccare il volo lanciandosi nel vuoto a cavallo di una scopa. Nel momento del balzo, pronunciavano la frase:

« Unguento unguento
mandame a la noce di Benivento
supra acqua et supra ad vento
et supra ad omne maltempo. »

La natura incorporea delle janare, faceva sì che potessero entrare nelle abitazioni penetrando sotto le porte o dalla finestra come uno spiffero di vento. Per evitare che esse potessero entrare, dietro alle porte e alle finestre venivano appesi sacchetti di sale o scope. La tradizione vuole che la janara, prima di entrare in casa, dovesse contare tutti gli acini di sale o tutti i fili o le fibre che formano la scopa trovandosi, così,  costretta ad eseguire il compito ma nel frattempo sopraggiungeva l’alba e la ianara era costretta a ritornare nella propria abitazione. la scopa per il suo valore fallico, oppone il potere maschile e fertile a quello femminile e sterile della janara; i grani di sale sono portatori di vita, poichè un’antica etimologia connette sal (sale) con Salus (la dea della salute)
I malefici che una janara poteva provacare erano diversi. La ianara poteva provocare aborti o essere la causa di infertilità, poteva entrare di notte nelle abitazioni e “torcere” i bambini, facendoli piangere per il dolore ed a volte causando la loro deformità

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