Molti
personaggi della nostra tradizione folkloristica sono protagonisti di numerose
leggende legate al malocchio e alla superstizione popolare.
Pulcinella:
Il rito della
maschera di Pulcinella appartiene a quelle serie di credenze popolari che si
svilupparono a Napoli dai secoli Seicento e Settecento, periodo in cui la città
fu sconvolta da numerosi eventi.
Nel 1620 Silvio
Fiorillo inventò la maschera di Pulcinella. Il suo reale significato lo troviamo
nel libro di Domenico Scarfoglio sulle maschere. Il libro ci suggerisce che
Pulcinella rappresenta in tutto Napoli. Il suo nome deriva da “pulcino”, infatti,
la maschera nasce dal guscio di un uovo che fu impastato da due fattucchiere,
Dragoncina e Colombina, le quali posero come ingredienti una buona dose di
rabbia, ira, bestemmie e il grasso di una capra sacrificata a Maometto. L’uovo
fu poi posto da Plutone sul Vesuvio che gli antichi credevano, essere figura
dell’Inferno. Tutto ciò che concerne la figura di Pulcinella, ci rimanda ai
riti satanici: la sua fisionomia, il suo vestito, il naso lungo gibboso e
affinato, il cappello biforcuto, la maschera nera e il neo sulla fronte simile a
un corno.
Con il tempo Pulcinella,
attraverso l’interpretazione di Ottavio Feuillet il quale gli ha lasciato i
suoi poteri diabolici facendolo nascere addirittura dall'unione tra Dio e il
diavolo, è stato conosciuto come difensore dei deboli e nemico dei potenti
malvagi.
N’censiere:
Per i vicoli di
Napoli si aggira una caratteristica figura popolare, vestita con tanto di
marsina e feluca da ufficiale della marina, la quale, agitando una piccola
scatola di latta a mo’ di incensiere, effonde tutt’intorno dell’incenso che brucia
allo scopo di allontanare le forze malefiche. Il rito, naturalmente, è
accompagnato dallo scongiuro: uocchie e maluocchie e furticielle a ll’uocchie:
schiatta la mmidia e crepano ’e maluocchie.
Quando passa ll’auciello
’e malaurio, mentre si allontana, bisogna gettare una manciata di sale, perché
con lui vada via la sfortuna che trasmette con la sua presenza.
Ed a proposito di
auciello ’e malaurio, così è apostrofata la persona con fama di iettatore,
colui che preannuncia sempre disastri. La frase, probabilmente, deriva
dall’antica tradizione romana di trarre gli auguri, cioè gli auspici,
dall’osservazione del volo degli uccelli, annunciatori per eccellenza del
volere divino. Ma potrebbe anche alludere alla superstizione popolare che
ritiene di cattivo augurio il verso di certi uccelli come la civetta e il gufo:
sciò sciò, ciucciuvé!
O’ Munaciello
È lo spirito più
temuto e nominato dei napoletani. Questi è di indole maligna, dispettosa e
bizzarra. Al comportamento dispettoso spesso si accompagnano benevoli
"lasciti" in moneta contante. In questo caso non bisogna rivelare a
nessuno l'episodio, pena l'accanimento del Munaciello nei nostri confronti. Non
e' raro un comportamento da maniaco alla presenza delle giovani e belle donne.
Ci sono due
ipotesi legate all’origine della sua leggenda: la prima vuole che o’ munaciello
sia il figlio illegittimo della relazione adultera tra la ricca Caterinella
Frezza e un garzone. Il nomignolo deriva dal fatto che le suore che si
occupavano del bambino solevano vestirlo con vesti da frate; la seconda
ipotesi vuole che il Munaciello sia il
gestore degli antichi pozzi d'acqua che, in molti casi, aveva facile accesso nelle
case passando attraverso i cunicoli che servivano a calare il secchio. I doni
che lasciava erano probabilmente omaggi alle donne della casa che
intrattenevano con lui relazioni adultere..
'A Bella 'Mbriana
Rappresenta lo
spirito benigno. E' una sorta di anti-munaciello. Avere questa presenza nelle
case significa benessere e salute. E' rappresentata come una bella donna molto
ben vestita paragonabile alla fata delle favole dei bambini. E' anche detta
Meriana oppure 'Mmeriana. La Bella ‘Mbriana assume la forma di un piccolo geco
se per caso è vista in casa.
La Janara:
La leggenda della
Janara, o delle janare, ha origine a Benevento, città tradizionalmente legata
al culto delle streghe (ricordiamo che la città fino alle guerre sannitiche si
chiamava Maleventum). La tradizione
vuole che il termine janara significhi “seguace di Diana” poiché la dea Diana,
venerata dai Romani, corrispondeva alla Artemide dei Greci, identificata con
Ecate. In epoca romana si era diffuso per un breve periodo a Benevento il culto
di Iside, dea egizia della luna. Questo culto aveva già insiti alcuni elementi
inquietanti, a cominciare dal fatto che Iside era identificata con Ecate, dea
degli inferi.
Le janare nella tradizione, erano fattucchiere in grado di compiere
malefici e incantesimi, di preparare filtri magici e pozioni in grado di
procurare aborti. Tuttavia non si conosceva la loro identità: esse di giorno
potevano condurre un’esistenza tranquilla senza dare motivo di sospetti. Di
notte, però, dopo essersi cosparse le ascelle (secondo altri il petto) di un
unguento magico, esse avevano la capacità di spiccare il volo lanciandosi nel
vuoto a cavallo di una scopa. Nel momento del balzo, pronunciavano la frase:
« Unguento
unguento
mandame a la noce
di Benivento
supra acqua et
supra ad vento
et supra ad omne
maltempo. »
La natura
incorporea delle janare, faceva sì che potessero entrare nelle abitazioni
penetrando sotto le porte o dalla finestra come uno spiffero di vento. Per
evitare che esse potessero entrare, dietro alle porte e alle finestre venivano
appesi sacchetti di sale o scope. La tradizione vuole che la janara, prima di
entrare in casa, dovesse contare tutti gli acini di sale o tutti i fili o le
fibre che formano la scopa trovandosi, così,
costretta ad eseguire il compito ma nel frattempo sopraggiungeva l’alba
e la ianara era costretta a ritornare nella propria abitazione. la scopa per il
suo valore fallico, oppone il potere maschile e fertile a quello femminile e
sterile della janara; i grani di sale sono portatori di vita, poichè un’antica
etimologia connette sal (sale) con Salus (la dea della salute)
I malefici che una
janara poteva provacare erano diversi. La ianara poteva provocare aborti o
essere la causa di infertilità, poteva entrare di notte nelle abitazioni e
“torcere” i bambini, facendoli piangere per il dolore ed a volte causando la
loro deformità
Nessun commento:
Posta un commento