Etimologia:
Apotropaios è parola greca che significa letteralmente "allontanante"
da cui deriva l’italiano apotropaico, cioè di oggetto, gesto, o parola, che
serve ad allontanare un’influenza magica, ritenuta maligna e dannosa per chi la
riceve.
Numerosi sono gli
oggetti apotropaici che si utilizzano per allontanare e scongiurare il
malocchio. In particolare la nostra tradizione considera irrinunciabili alcuni
di questi. Osserviamoli più da vicino:
il
corno:
Il
corno è il più diffuso amuleto italiano. Le sue origini risalgono al Neolitico
(3500 A.C.), quando gli abitanti delle capanne usavano porre fuori dall'uscio
un corno come auspicio di fertilità. A quei tempi la fertilità era associata
alla fortuna in quanto, più un popolo era fertile, più era potente e quindi
fortunato. In altri tempi i corni erano usati come doni votivi alla Dea Iside,
affinché la Dea Madre assistesse gli animali nel procreare. La mitologia ci
informa che Giove donò alla sua nutrice un corno in segno di gratitudine,
questo corno era dotato di virtù magiche in modo che, la nutrice, potesse
ottenere tutto ciò che desiderava. Il suono del corno accompagnava, inoltre, i
baccanali orgiastici nei quali si celebrava l’unione tra l’uomo e la natura. Il
corno, come amuleto, trae le origini dalla sua forma: si pensa, infatti, che
gli oggetti a punta difendano da cattive influenze e malasorte se portati con
sé. Si dice che il corno per portare fortuna debba essere rosso, di terracotta
o corallo, e artigianale. Aglio:
L’aglio
è legato a numerose superstizioni di tutti i tempi e Paesi. Probabilmente
queste suggestioni nascono dal suo odore legato a particolari forme di zolfo e,
da sempre, attribuito al mondo magico popolato da spiriti buoni o cattivi.
Una
delle formule scaramantiche più diffuse nel nostro patrimonio folkloristico ha
come protagonista proprio l’aglio. La filastrocca è stata diffusa da Peppino de
Filippo che in televisione, negli anni Settanta, interpretava il ruolo di
Pappagone, un personaggio goffo e pasticcione che prima di cacciarsi nei guai
recitava:
“Aglio,
fravaglio,
fattura
ca nun quaglio,
corna,
bicorna, capa r’alice e capa r’aglio
Sciò
sciò ciucciuvè..”
Peperoncino:
Quando
il peperoncino venne importato dal Sud America nell’ Italia meridionale, fu immediatamente associato al
cornetto portafortuna. Oltre che essere utilizzato in cucina, iniziò ad essere
appeso nelle case e nei negozi per difendersi dal malocchio, diventando in
breve tempo un sostituto a buon mercato del corno. Era molto usato anche per
ottenere protezione contro l’infedeltà e se uno dei coniugi sospettava che
l’altro lo tradisse, metteva due peperoncini rossi essiccati sotto al cuscino
per riconquistarne la fedeltà. Inoltre, se venivano legati a forma di croce con
un nastro rosso si credeva che la protezione fosse maggiore.
Il
peperoncino era sparso, a piene mani, nelle case per proteggere una persona che
si pensava avesse il malocchio.
Nella
tradizione contadina, collane di peperoncini erano regalate agli sposi, dai
genitori, come promessa di aiuto in caso di necessità. Per scacciare la
sfortuna nel medioevo, le donne tenevano nascosto un pezzetto di peperoncino in
un oggetto personale o in tasca. Con il passare del tempo il peperoncino
naturale e il vecchio cornetto rosso si sono fusi in un unico amuleto assumendo
così la forza di entrambi.
Ferro di cavallo:
Il
ferro di cavallo trae la sua funzione apotropaica dalla sua forma che ricorda
l’apparato genitale femminile. Era credenza popolare, infatti, che il malocchio
e il maligno potessero essere distratti e dissuasi inducendoli in tentazioni
femminili da natura sessuale.
Il
ferro di cavallo è appeso fuori la porta d’ingresso: rivolto verso l’alto
porterà fortuna e fertilità, verso il basso, invece, porterà sfortuna.

